IL FUTURO DELLE ENERGIE RINNOVABILI E I LIMITI DI KYOTO
Intervista realizzata da Karl-Ludwig Schibel a Hermann Scheer
Hermann Scheer, deputato nel Bundestag tedesco e presidente di EUROSOLAR,
“avvocato del solare” e uno dei padri della legge tedesca per le
energie rinnovabili, si esprime a favore di una svolta decisa ed immediata
verso le energie rinnovabili e critica le speranze nel metano come soluzione
intermedia, il “carbone pulito” e l’idrogeno come tante strade sbagliate per
tenere in vita il sistema energetico esistente.
Domanda: Nella diffusione dell’energia rinnovabile che, come lei sa, in
Italia sta avanzando molto lentamente lei parla di una “bugia energetica
che viene diffusa sistematicamente”. Qual è la bugia e chi la diffonde?
Scheer: La bugia è che il potenziale di energie rinnovabili non sia sufficiente
a sostituire completamente le energie fossili per soddisfare il fabbisogno
energetico. Quando si ammette che questo è possibile in via di principio l’argomento
è che ci vuole molto, molto tempo. Entrambe le varianti di questa
bugia servono per perpetuare e legittimare il sistema energetico convenzionale.
Domanda: Infatti anche quelli che parlano a favore delle energie rinnovabili
dicono che uno scenario ottimistico di transito verso le energie rinnovabili
prevede nel 2050 una quota del 50%. Il che significa che continueremo
ad avere un 50% di energie fossili. Lei sarebbe più ottimista?
Scheer: Naturalmente sono più ottimista, l’ho descritto in tanti articoli e
libri e più recentemente nel mio libro “Autonomia energetica”. Ci sono
tante ricerche che dimostrano in modo inconfutabile la possibilità di un riorientamento
completo entro il 2050 verso le energie rinnovabili. Se questo
è possibile non esiste nessuna ragione di non farlo e sicuramente ancora
meno una ragione per non dirlo.
Domanda: Sull’energia eolica in Italia c’è una grande resistenza. Uno degli
avversari più visibili è l’ex commissario all’Ambiente dell’Unione Europea
Intervista realizzata da Karl-Ludwig Schibel a Hermann Scheer
e attuale presidente di Italia Nostra Carlo Ripa di Meana, anche l’ex
Ministro per l’Ambiente, Altiero Matteoli, ha detto che forse gli impianti
eolici possono andare bene nelle pianure della Germania del nord dove
non possono distruggere molto ma che non va bene di riempire il
paesaggio italiano con questi brutti impianti. Lei cosa dice?
Scheer: Io la considero un’idea assurda e nel contempo un’idea molto ortodossa
di protezione del paesaggio. Non esiste più su questa terra neanche
un metro quadro di paesaggio protetto. A causa del nostro sistema
energetico tradizionale, con il suo inquinamento atmosferico, i suoi
cambiamenti climatici, le sue ripercussioni sul ciclo idrico, le siccità, lo
scioglimento dei ghiacciai, delle cappe polari, del ghiaccio in Groenlandia,
del permafrost, la progressiva desertificazione, le catastrofi da inondazioni,
tutto questo ci dimostra che il paesaggio non è più protetto anche se
mai nessun essere umano vi entra. Questi fenomeni sono una conseguenza
del nostro sistema energetico, come anche dell’uso dell’energia nucleare,
che produce calore addizionale che altrimenti non esisterebbe nel computo
naturale di calore di questa terra e del suo rapporto con il sole.
L’unica prospettiva di protezione del paesaggio è evitare tutte queste conseguenze
del nostro sistema energetico attuale e stabilire, con la svolta verso
un sistema di energie rinnovabili, un nuovo equilibrio. Però questo
nuovo sistema energetico ha bisogno anche di terreni dove si istallano i
nuovi sistemi. Quindi l’argomento della protezione del paesaggio, come
viene usato per esempio da Ripa di Meana, è un modo decontestualizzato
di vedere le cose, è uno sguardo isolato sul piccolo biotopo in un periodo
dove il biotopo terra è minacciato nella sua totalità. Per questo ogni tentativo
di opporsi agli impianti ecologici nel nome della protezione del paesaggio,
sono al contempo tentativi – coscienti o incoscienti – di dare una
protezione politica al sistema energetico convenzionale.
Domanda: E lei non vede nessuna necessità di agire per rendere il sistema
energetico esistente più ambientalmente compatibile? Per esempio sotto
forma di un uso pulito del carbone e di sequestro e stoccaggio del CO2
sotto terra o nel mare?
Scheer: Qui di nuovo siamo testimoni di promesse di innovazioni tecnologiche
miracolose per fornire nuove legittimazioni alla manutenzione del
sistema energetico esistente. I rischi di queste nuove tecnologie non vengono
nominati, come per esempio il problema di dove stoccare il CO2.
Vogliamo mettere il CO2 sequestrato nel mare, con tutte le conseguenze
che sono imprevedibili? O sotto terra nelle miniere dismesse, con il rischio
che si verifichino delle perdite? Inoltre i costi che devono essere sostenuti
sono molto, molto più alti di quelli per la mobilitazione delle energie rinnovabili.
Tutto questo è chiaramente in tavola e favorire lo stesso il clean
coal, carbone pulito e cercare di evitare in questo modo l’introduzione
delle energie rinnovabili è senza prospettiva e senza misura.
Domanda: Lei è un politico, l’esperto energetico del Partito Social Democratico...?
Scheer: Io non sono un esperto energetico del Partito Social Democratico.
Rifiuto il concetto di “esperto energetico” perché trae in inganno. Gli esperti
energetici fanno parte del problema. Loro guardano il sistema energetico
attuale nella falsa prospettiva che potrebbe essere neutro in riferimento alle
varie fonti energetiche. Il che non è vero, non può essere. Ogni sistema di
rifornimento energetico ha un suo taglio preciso con tutta la sua infrastruttura,
la sua apparecchiatura tecnica, con delle strutture anche imprenditoriali
per la forma di energia per la quale si è deciso. Vale a dire il nostro
sistema energetico attuale non è neutro verso altre fonti energetiche.
Domanda: Va bene, in tal caso mi faccia fare la domanda in modo diverso.
Lei è una persona che pensa politicamente, è stato onorato dal Time Magazine
come “Green Hero of the Century” e questo sicuramente è incoraggiante…
Scheer: No il titolo è “Hero for the Green Century” perché il secolo non
è ancora verde!
Domanda: … lo stesso si deve dire che lei nel rifiuto del commercio delle
emissioni e del processo di Kyoto è abbastanza solo nel campo ambientale.
Dopo l’ultima conferenza delle parti, la COP 11 di Montreal, sono rimasto
perplesso anche io che quasi tutte le organizzazioni ambientali abbracciano
a pieno questo processo. Un simbolo era l’adesivo del WWF “I love Kyoto”.
Questo non le fa sorgere la preoccupazione per che cosa si può contrapporre
a questa grande speranza nel mercato come meccanismo dominante
e quasi esclusivo per portare avanti il processo di protezione del
clima?
Scheer: L’emission trading non ha niente a che vedere con il mercato!
Anche se c’è la parola commercio, trading. Questo strumento comporterà
una totale burocratizzazione della protezione ambientale e una riduzione
del problema dell’energia e della protezione allo scambio di certificati. Mi
dispiace ma si tratta proprio dello strumento peggiore che ci sia. E’
preferibile al non fare niente, ma tra tutti gli strumenti esistenti è quello
peggiore. È peggio come strumento e molto più burocratico di qualsiasi
tassa ecologica, è molto peggio come strumento della legge tedesca a
favore delle energie rinnovabili che solo negli ultimi 6 anni ha contribuito
ad evitare 50 milioni di tonnellate di CO2, mentre l’attuazione del Protocollo
di Kyoto per la Germania fino al 2012, attraverso l’emission trading
e gli altri due meccanismi flessibili del Protocollo di Kyoto, hanno come
obiettivo solo 10 milioni di tonnellate. Il problema del Protocollo di Kyoto
sono i meccanismi flessibili e mi dispiace doverlo dire, non mi irrita minimamente
che siamo in pochi che lo diciamo. Però non sono il solo, ci
sono molti altri; più che non si pensi. Nomino solo Wolfgang Sachs che ha
messo anche per iscritto una dura critica anni fa quando è stato presentato
il Protocollo di Kyoto.
Il nostro sistema energetico attuale non è neutro verso altre fonti
energetiche
Domanda: È vero. Immediatamente dopo l’uscita del Protocollo di Kyoto
eravamo in molti a criticarlo. In seguito la maggior parte ha ripensato la
propria posizione.
Scheer: Hanno fatto una svolta per un falso senso di realismo. Nel corso
delle conferenze internazionali si è affermato un meccanismo di integrazione.
Le organizzazioni non-governative sono state coinvolte, sempre di
più si è diffusa la sensazione di influenzare il processo e la conseguenza è
stata un adattamento, un arrangiarsi. Così come si può osservare criticamente
con i partiti politici, cosa sono diventati gli obiettivi di fondo nella
prassi, dove cominciano a fare compromessi. Sarebbe ingenuo pensare
che questi meccanismi non si verifichino con le organizzazioni nongovernative.
Lancio alcuni spunti per rendere comprensibile questa critica.
1. Comincio con il concetto che già ci mette su un sentiero sbagliato, il
“diritto alle emissioni” che è altamente problematico. Se sostituiamo
il concetto di diritto alle emissioni con quello di diritto ad uccidere
tutti rimangono sconvolti. Però le emissioni di oggi uccidono, in molti
modi; si deve solo guardare i rapporti dell’Organizzazione Mondiale
della Sanità o le conseguenze dell’utilizzo convenzionale dell’energia
sotto forma dell’inquinamento atmosferico, non prendendo neanche
in considerazione i cambiamenti climatici. Per questo ritengo il “diritto
alle emissioni” insopportabile.
2. Inoltre, con i meccanismi flessibili, l’obiettivo minimo del Protocollo
di Kyoto di ridurre le emissioni del 5% entro il 2012 – e questo solo
tra i paesi industrializzati che hanno ratificato il Protocollo - diventa
di fatto il limite massimo del proprio agire.
3. Chi potrebbe immaginarsi che con questi strumenti ci sarà il grande
salto in avanti nella fase Post-Kyoto? Nessuno se lo può immaginare sul
serio, se si agisce con un obiettivo minimo di questo tipo e se poi si
fanno le grandi lodi di ciò, riduce in modo drastico la legittimità e
l’autorità delle organizzazioni ambientali ad un piatto pragmatismo.
4. E come ultimo punto: il Protocollo di Kyoto fa venire meno o elimina
totalmente la propria responsabilità che una volta, dopo la Conferenza
di Rio, si è concretizzata nello slogan “Pensare globalmente, agire
localmente”. Questo pensiero viene cancellato con l’emission trading.
Viene messo in vigore un meccanismo per allocare i mezzi finanziari in
quell’angolo del mondo dove l’efficienza di riduzione delle emissioni è più
alta. Con il risultato logico vincolante, se il sistema veramente funzionasse
– il che non sarà – un qualsiasi investimento nella protezione dell’ambiente
che ha a che vedere con i gas serra in un paese sviluppato, ad alto livello
di redditi come i paesi dell’Unione Europea, sarebbe da considerare come
non etico perché sempre si potrebbe dimostrare che in un qualche altro
luogo del mondo un altro attore potrebbe fare con gli stessi mezzi
finanziari una riduzione più grande di CO2. Vale a dire che l’elemento
della responsabilità immediata, individuale e locale viene eliminato in una
mentalità tecnocratica. Il concetto della responsabilità viene anonimizzato
e in tal modo eliminato. Mi dispiace, ma considero agghiacciante come
vengono fatte le lodi del Protocollo di Kyoto e sono convinto che molti fra
qualche anno saranno sorpresi di se stessi, di come potevano avere al
tempo uno sguardo così privo di critica.
Domanda: Lei sicuramente avrà occasione di approfondire questo punto
visto che ci sono molti che cercano proprio di usare il commercio con i
certificati di emissioni come strumento per motivare i privati, ma anche gli
enti pubblici, ad impegnarsi a favore della protezione del clima.
Scheer: Senza fare un passo indietro nella mia dura critica va detto che in
quei paesi dove non c’è una legislazione adeguata che vada oltre il Protocollo
di Kyoto, ci si appoggia sull’unico strumento attualmente a disposizione,
ma non è una ragione sufficiente per glorificare questo Protocollo.
Se gli Stati Uniti d’America avessero ratificato Kyoto oggi il dibattito
Se sostituiamo il concetto di diritto alle emissioni con quello di diritto
ad uccidere tutti si scandalizzano, ma le emissioni uccidono
sarebbe molto più critico. Solo perché gli Americani erano contro il
Protocollo di Kyoto molti pensano che sia una buona cosa: un effetto
psicologico. A Montreal durante la COP 11 ho parlato con molta gente e
mi sembra piuttosto evidente come andranno le cose con Kyoto 2, quale
sarà la politica favorita dai governi: il carbone pulito e l’energia nucleare.
Domanda: Possiamo essere d’accordo che questa spinta verso l’energia
nucleare è senza chance?
Scheer: Ma no! Chi lo dice?
Domanda: In Germania voi avete un unico Ministro che è a favore dell’energia
nucleare. In Italia periodicamente questo dibattito risorge, ma io
non vedo nessuna possibilità realistica che questa tecnologia si riaffermi.
Scheer: Io ammonisco di non prendere sotto gamba questo fenomeno
della propaganda a favore della rinascita dell’energia nucleare. Chi
sottovaluta un avversario ha già perso. Il dibattito sulla rinascita dell’energia
nucleare è in atto a pieno ritmo a livello globale, è organizzato
perfettamente e ci sono dei gruppi molto potenti dietro.
Domanda: Quindi mentre io direi che questo dibattito è risorto ogni tanto
da Chernobyl, ormai 20 anni fa, ma di fatto sono stati costruiti molto
meno impianti e si tratta di una tecnologia in via d’uscita lei ci mette in
guardia a non sottovalutare l’avversario?
Scheer: Infatti, non dobbiamo sottovalutare la minaccia nucleare. La Cina
ha annunciato che costruirà altri 32 impianti, l’India sta progettando nuove
centrali, andrò prossimamente in Vietnam perché lì c’è un dibattito dove alcuni
vogliono impedire al governo attuale di promuovere l’energia nucleare.
Un altro fatto preoccupante: la Commissione Europea vuole triplicare
il finanziamento per EURATOM. Sono pochi indicatori, ma significativi.
La decisione degli Stati Uniti del 2001 di uscire dal Protocollo di Kyoto ha
liberato la strada per escludere l’energia nucleare dalle forme di energia
che contribuiscono alla salvaguardia del clima. Predico che questa decisione
non troverà una maggioranza per Kyoto 2.
Domanda: Lei vuole dire che l’energia nucleare farà parte di Kyoto 2?
Scheer: Sì è proprio quello che dico. Lei guardi la posizione britannica di
Tony Blear, conosciamo ormai la posizione della Francia, quella del Giappone
chiaramente è a favore del nucleare, gli italiani, gli americani, i russi, i
cinesi…. Sarebbe irresponsabile sottovalutare questa rinascita dell’energia
nucleare che è solo all’inizio. Non si tratta di un fuoco di paglia. E di nuovo
ci troviamo di fronte alla bugia energetica con l’affermazione che per ragioni
di protezione del clima non si può rinunciare all’energia nucleare perché le
energie rinnovabili richiedono troppo tempo o non bastano. Torniamo
sempre sullo stesso punto: vengono ignorate sistematicamente tutte le
ricerche fatte per il Governo Tedesco, per l’Unione Europea, negli Stati
Uniti o in Francia, che cito nei miei libri e che affermano la possibilità di una
svolta piena verso le energie rinnovabili. Tutto questo viene ignorato perché
è ovvio che con la trasformazione verso le energie rinnovabili il sistema
energetico attuale non continuerà ad esistere