CANCRO: GLI ESPERTI MENTONO?
di Edward Goldsmith
La patologia neoplastica colpisce oggi una persona su tre e più o meno
tutti ne conoscono, anche grazie alla diffusione di innumerevoli studi
sull’argomento, le cause principali: l’esposizione a sostanze chimiche cancerogene
presenti nel cibo che mangiamo, nell’acqua che beviamo e
nell’aria che respiriamo, le radiazioni ionizzanti dai raggi X usati per scopi
medici, alle emissioni radioattive prodotte dagli esperimenti atomici e dagli
impianti nucleari.
Tuttavia le istituzioni del cancro, il “Cancer Establishment”, capeggiato
negli USA dal National Cancer Institute e nel Regno Unito dall’Imperial
Cancer Research Fund, non lo ammetteranno mai. Né lo ammetteranno
le industrie chimiche, farmaceutiche e nucleari che finanziano
quasi tutta la ricerca sul cancro e si dicono certe che l’attuale “epidemia”
sia attribuibile a tutto fuorché all’esposizione a sostanze chimiche o alla
radioattività, ciò le porta fino al punto di non pubblicare i risultati degli
esperimenti che rivelano la cancerogenicità delle sostanze chimiche prodotte
dalle stesse industrie, come ha recentemente rivelato l’Agenzia per la
Protezione dell’Ambiente negli USA.
Per non parlare dei vecchi argomenti fasulli, costantemente riesumati.
Il primo argomento, esposto da Sir Richard Doll, decano del “Cancer
Establishment” degli USA, sostiene che il tasso di tumori non è in crescita,
fatta eccezione per il tumore polmonare, il melanoma e il linfoma non-Hodgkin;
o, peggio ancora, che il suddetto indice è in realtà calato del 15%
dal 1950 in poi. Per quanto possa sembrare sorprendente, questa affermazione
è in netto contrasto con i dati ufficiali pubblicati dallo stesso National
Cancer Institute, secondo cui l’incidenza generale dei tumori nella popolazione
bianca degli Stati Uniti è aumentata tra il 1950 e il 1988 del 43,5%
e tra il 1950 e il 1994 del 54%. Ovvero in media di circa l’1% all’anno.
Ma c’è di più: l’incidenza di tumori è continuamente in aumento fin
dall’inizio dell’era industriale, visto che i casi di cancro registrati precedentemente
erano piuttosto rari e, in alcune aree, del tutto inesistenti. Un
ricercatore che ha lavorato per me nel 1973 ha evidenziato, sulla base di
statistiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che tra 1967 e il
1968 il tasso di tumori in paesi differenti – in questo caso le Mauritius, lo
Sri Lanka, il Portogallo e gli USA – era, in sostanza, direttamente proporzionale
al Prodotto Interno Lordo. Il secondo argomento esposto dal “Cancer Establishment”, per bocca
del dottor John Emsleyo dell’Imperial College of Science, Technology and
Medicine, consiste nel sostenere che “le sostanze chimiche utilizzate in
agricoltura e nella produzione di cibo sono per norma sottoposte a severi
controlli che ne garantiscono la sicurezza”. Il che, naturalmente, non potrebbe
essere più lontano dalla verità:
– tanto per cominciare, solo una parte insignificante dei circa 70.000
agenti chimici1 già introdotti nel nostro ambiente e delle circa 1000
nuove sostanze emesse ogni anno viene testata. Gli strumenti atti a
sperimentare tante sostanze chimiche così diverse semplicemente non
esistono, né negli Usa, né nel Regno Unito. Ma c’è di più: quando i test
sono realmente eseguiti non potrebbero essere meno “severi”; essi
vengono infatti condotti su sostanze chimiche isolate, mentre ognuno
di noi è continuamente esposto ad un vero cocktail di agenti diversi, e
tutto sembra suggerire che in varie combinazioni le sostanze chimiche
possono diventare decine, se non centinaia di volte più cancerogene di
quanto lo siano se prese separatamente le une dalle altre. Per esempio
una piccola quantità di DDT, equivalente a quella rilevata negli
uomini, fa aumentare di molto il danno epatico prodotto da una piccola
quantità di carbonio-tetracloride, mentre gli effetti tossici di
questo solvente aumentano anche di cento volte se si aggiunge il
comune farmaco Phenobarbital;
– inoltre le sostanze chimiche si trasformano negli anni: spesso si
alterano ed i prodotti di un simile deterioramento sono, in genere, più
nocivi della sostanza originaria. È il caso, ad esempio, del pesticida
eptacloro che deteriorandosi origina un altro agente chimico, l’epossido
di eptacloro, e quindi si trasforma ancora in un altro chiamato
epossido di eptacloro-ketone, ognuno dei quali è più cancerogeno
della forma precedente;
– un altro problema consiste nel fatto che tende ad esserci un lungo
periodo di latenza, che può arrivare fino a quaranta anni, tra l’esposizione
ad una sostanza cancerogena e lo sviluppo di una neoplasia.
Alcuni tipi di cancro possono addirittura manifestarsi soltanto nella
generazione successiva: come, ad esempio, nel caso del DES, un
ormone un tempo prescritto alle donne in gravidanza, le cui figlie, in alcuni casi, sviluppano una rara forma di tumore vaginale.
Naturalmente è “economico” effettuare test per periodi molto più
brevi, al massimo di qualche anno, ed anche utilizzando dosi più
elevate, è improbabile che i risultati ci dicano quali effetti a lungo
termine è possibile che si manifestino.
Il terzo argomento sostiene che la gran parte del cibo che consumiamo
contiene cancerogeni naturali in misura molto maggiore di quelli artificiali,
introdotti dall’uomo (per esempio, nei funghi e nel formaggio con
muffe blu). Questo è l’argomento preferito di Bruce Ames, professore di
Biochimica e di Biologia Molecolare all’Università della California a Berkeley.
Naturalmente, perché questa teoria sia in qualche modo credibile, il
ben noto aumento dell’incidenza di tumori non può essere accettato:
perché mentre la produzione di sostanze chimiche sintetiche è aumentata
di cinquecento volte dal 1950 in avanti, dubito che si possa affermare la
stessa cosa del nostro consumo di funghi o di questi tipi di formaggio.
Il quarto argomento è che c’è più cancro perché semplicemente viviamo
più a lungo. Il cancro è una malattia della vecchiaia, ci spiega Bate.
Chiaramente, se aumenta il numero degli anziani aumenterà anche l’incidenza
del cancro. Ma questo, che un tempo poteva essere vero, non lo è
più. Il cancro infatti è diventato una delle maggiori cause di mortalità
anche tra i bambini. Secondo le cifre ufficiali del NCI, i tumori infantili
sono aumentati del 21,3% nella popolazione bianca degli Stati Uniti tra il
1950 e 1988, e il cancro dei testicoli, una patologia nuova che colpisce in
prevalenza i giovani dai venti ai trenta anni, è aumentato del 96% nello
stesso periodo. Il cancro infantile sta insomma aumentando esattamente
allo stesso ritmo del cancro nel suo complesso, al tasso dell’1% all’anno.
Il professor Epstein dell’Università dell’Illinois, che combatte coraggiosamente
contro il “Cancer Establishment” da quarant’anni, mostra che,
a dispetto di chi afferma il contrario e dei miliardi di dollari spesi nella
ricerca, si è progredito ben poco sulla strada della cura. In verità molti
scienziati concordano oggi nell’affermare che si dovrebbe spostare
l’attenzione sulla prevenzione.
Molti credono che prevenire significhi solo promuovere cambiamenti
nello stile di vita degli individui. Ma prevenzione per il professor Epstein
e per altri scienziati seri significa molto di più.Se anche mangiassimo solo verdura e frutta biologica fresca saremmo
lo stesso esposti ad agenti chimici cancerogeni di tutti i tipi nell’aria che
respiriamo, nelle piogge che cadono sui nostri raccolti e nell’acqua che
scorre dai rubinetti.
Un grosso e impellente problema delle industrie è come affrontare la
gestione dei rifiuti. Visto che le discariche si riempiono e rimangono pochi
posti per costruirne di nuove, cresce la tendenza a incenerire i rifiuti,
compresi i materiali plastici, con dispersione nell’ambiente di diossine,
altamente cancerogene, e di altre sostanze tossiche:
– si assiste ad un aumento nell’uso come combustibili dei rifiuti chimici
che sono spesso forniti gratuitamente per essere bruciati nei forni di
cemento, il che significa anche dispersione di queste sostanze tossiche
nel terreno;
– i rifiuti radioattivi vengono inceneriti, o, più precisamente, viene
incenerito il materiale in cui sono contenute particelle radioattive le
quali non possono venire distrutte dal fuoco e si disperdono ancora
una volta sulla campagna e naturalmente sulle città e sui villaggi ad
essa circostanti
In molti paesi è del tutto legale introdurre rifiuti chimici nei materiali
da costruzione, come mattoni e blocchi di calcestruzzo, e, per quanto
possa sembrare incredibile, aggiungerli al fango e perfino ai fertilizzanti
artificiali che vengono sparsi sui terreni agricoli, visto che alcuni scienziati
governativi hanno avuto perfino l’impudenza di assicurarci che questo
migliora la fertilità della terra…
– forse ancora più incredibile è la nuova direttiva della Commissione
Europea che legalizza l’inclusione dei rifiuti radioattivi nei prodotti di
consumo, già adesso il British Nuclear Fuels (Carburanti Nucleari
Britannici) permette l’uso dei rifiuti radioattivi nella manifattura di
vasi e pentole in terracotta.
Vivremo dunque sempre di più in un ambiente pieno di sostanze
chimiche e radioattive in cui la percentuale dei malati di cancro non può
che aumentare fino a interessare alla fine tutta l’umanità. Per queste ed
altre ragioni, prevenzione – almeno per coloro con un minimo di senso di
responsabilità – può significare soltanto netta inversione e rapida
trasformazione di queste tendenze. Semplicemente non si può più concedere agli industriali di avvelenare il nostro ambiente con i loro
materiali cancerogeni. Devono smettere di produrli. È necessaria una
vasta campagna popolare per obbligarli a questo. Non esiste nessun’altra
alternativa socialmente o moralmente accettabile.